Riceviamo una chiamata dalla C.O 118 per un KC3R.

La nostra ambulanza viene inviata in un paese vicino che dista 15 minuti circa dalla nostra postazione. 

Le informazioni ricevute ci informano che il nostro paziente e un bambino di 4 mesi in difficoltà respiratoria, l’automedica e in avvicinamento con un tempo di percorrenza appena superiore al nostro.

Durante il tragitto io e il collega ci confrontiamo sul possibile trattamento una volta verificato il reale status del paziente e sulla gestione per il trasporto verso il P.S . 

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Ci accordiamo fin da subito che uno di noi approccerà il piccolo e si occuperà di valutazione e trattamento e l’altro preparerà il sistema di cinture e eventuali riempitivi sulla barella per il trasporto.

All’arrivo il collega entra nell’abitazione e approccia il paziente la valutazione ci conferma che il piccolo a 4 mesi sembra avere un ritardo cognitivo, problemi di origine neurologica ancora in via di diagnosi, soffre di disfagia ed e portatore di sondino naso gastrico che durante diversi episodi di rigurgito si e dislocato ed e uscito dal cavo orale. 

Di fatto il piccolo non manifesta dispnea ma solo un problema di dislocazione del sondino e di secrezioni abbondanti ha parametri nella norma ed e apiretico.

All’arrivo il medico conferma la nostra valutazione e senza particolari trattamenti decidiamo di procedere al trasporto.

In ambulanza il sistema di cinture e già stato preparato sulla barella e stato sistemato un lenzuolino e riempitivi fatti con lenzuola arrotolate.

Il piccolo viene portato in braccio dal nonno in ambulanza che da subito manifesta la volontà di tenere il nipotino in braccio durante il trasporto con decisone lo informiamo che non e possibile, il nonno insiste ripetutamente ma noi gli spieghiamo che per motivi di sicurezza non possiamo assecondare la sua richiesta.

Dopo averlo convinto il nonno, posiziona il piccolo in posizione laterale di sicurezza assicurandoci che le cinghie del sistema di cinture siano ben allacciate e sistemato due riempitivi dietro la schiena per stabilizzare e rendere sicura la posizione sul fianco lo copro con la sua copertina posiziono i presidi per il monitoraggio faccio sedere la mamma a vista sulla panchetta e congedo il nonno che si reca con la sua auto in P.S .

Il trasporto avviene in tutta tranquillità e all’arrivo in ospedale mamma e piccolo paziente vengono affidati al medico di competenza.

Prima di lasciare il P.S incontriamo il nonno e gli spieghiamo in modo accurato che la scelta di non tenere il bambino in braccio e per la sicurezza di tutti in particolare per il piccolo che non sarebbe immune da gravi conseguenze  traumatiche in caso di incidente non essendo assicurato alla barella.

Se poi le sue condizioni fossero  peggiorate durante il trasporto non saremmo riusciti a valutarlo e trattarlo in modo adeguato.

Schermata 2016-03-04 alle 09.08.20Il nonno si dice convinto e capisce l’importanza della sicurezza e ci ringrazia del nostro lavoro.

A conclusione, il soccorso e stato finalizzato in modo corretto abbiamo e abbiamo rispettato tutti i crismi di sicurezza sul trasporto. 

GRECO MASSIMILIANO

AUTISTA-SOCCORRITORE PROF.