La scelta di utilizzare una tavola spinale è parte di un criterio generale che dove essere schematizzato all’interno del sistema di soccorso e ratificato dall’autorità sanitaria locale.
La tavola spinale è un supporto necessario nella mobilizzazione di pazienti con sospetta lesione vertebro-midollare.
Essa costituisce un sussidio cautelativo/restrittivo con ottime caratteristiche in tutti i casi di soccorso a paziente traumatizzato.
L’evoluzione delle tavole spinali, nate come strumento essenziale al soccorso all’inizio degli anni ‘50 prevede l’utilizzo di materiali plastici, più leggeri e resistenti rispetto all’originale e pericoloso legno. (non più conforme alle normative UN EN vigenti).
La Tavola Spinale deve avere maniglie ampie e con l’accorgimento di non compromettere le mani dei soccorritori e molti fori perimetrici per poter consentire un fissaggio dedicato con le cinture in dotazione e i vari sistemi ferma capo detti anche Universali.
La tavola spinale di media, pesa 6 kg ed ha una capacità di carico di 159 kg., ha 16 maniglie e 21 fori perimetrici totali, 10 delle 16 maniglie sono datate di comode spine che consentono da un lato l’applicazione delle cinture ad aggancio rapido e dall’altro una miglior regolazione dell’altezza dei fissaggi con cinture tradizionali come il Ragno o le cinture a moschettone.
Le tecniche di caricamento del paziente sulla spinale sono differenti a seconda delle disponibilità del personale in termini di capacità manuale e di prestanza fisica (prevedere l’utilizzo di un metodo di caricamento, che più si adatta alla linee guida locali ma soprattutto alle esigenze dei soccorritori).
La tecnica ancora più diffusa per il caricamento di un paziente supino è quella “laterale”, con il metodo “log-roll”.
Questa manovra consente di standardizzare l’ispezione del dorso del paziente, buona e necessaria norma da rispettare anche caricando su differenti sussidi.
Questa tecnica è ormai obsoleta, dato che negli ultimi 15 anni è stato realizzato il presidio per la gestione del trauma Studiato e certificato come Tavola spinale a traumatica la quale permette un efficace immobilizzazione anche con l’utilizzo di soli due operatori, questo anche durante la fase di trasporto “testa Piedi”, al contrario della spinale che non lo permette. Per quanto riguarda l’ispezione del dorso si utilizza la manovra di semi-Log Rol.
Le caratteristiche principali della tavola spinale secondo le Normative UNI EN, devono essere:
– Rigidità (UNI EN 1865), ovvero la capacità di mantenere l’allineamento del paziente in sostituzione delle funzioni lese (fratture, ecc.)
– Linearità statica e dinamica (UNI EN 1865), ovvero la capacità di mantenere la forma in presenza di carichi notevoli e punti di sollevamento occasionali anche durante una fase di spostamento
– Isolamento (indicazione clinica), caratteristiche di isolamento elettrico termico e meccanico ripartito in diverse percentuali a seconda della struttura della tavola
– Versatilità, insieme di caratteristiche che consentono di utilizzare efficacemente la tavola spinale e su qualsiasi paziente con qualsiasi lesione in ogni occasione
– Compatibilità con le diagnostiche (manovre e tecniche), capacità di rendere possibili le manovre diagnostiche e terapeutiche (urgenti e non) senza modificare l’assetto delle immobilizzazioni, compatibilità con RX, TAC, RM.
I dispositivi di immobilizzazione e trasporto impiego in radiologia convenzionale
La spinale sul tavolo radiologico:
In quasi tutte le realtà Italiane, l’uso della Tavola spinale prevale, per alcuni motivi veramente poco logici:
1) il furto/smarrimento del presidio
2) la non conoscenza di presidi migliori e innovativi
3) la non conoscenza delle Normative Europee e Formative
4) La non translucenza….. questa cosa NON è VERA…!
Ogni presidio che venga utilizzato per diagnosticare un paziente deve avere dei minimi requisiti essenziali e uno di questi le la RADIO TRASPARENZA e A MAGNETISMO.
Con il termine radio trasparenza in radiodiagnostica, trasparenza di un tessuto normale o patologico ai raggi X e y.
Si considerano radio trasparenti i tessuti molli (cute, muscoli ecc.), a differenza del tessuto osseo e, in parte, del tessuto cartilagineo. in radiologia, si dice di tessuto che viene facilmente attraversato dai raggi e perciò non viene individuato.
Il motivo che dovrebbe essere logico è quello di non procurare più energie al paziente rispetto a quelle che ha subito durante il trauma, durante l’immobilizzazione e durante il trasporto.
Avere materiale conforme permetterebbe al paziente di rimanere immobilizzato immondo corretto fino a diagnosi eseguita e solo dopo in modo corretto e “formato” dovrebbero togliersi i presidi dedicati.
Questiono succede, quando si arriva in molte camere calde, il paziente viene denudato da tutti i presidi che gli hanno permesso di non peggiorare la sua situazione e trasportato in diagnostica immondo non corretto. Questo capita perché nella letteratura della diagnostica e non è sbagliato, pretende che l’immagine sia perfetta al prima esposizione in tutte le prospettive.
Se la conoscenza letterale fosse aggiornata, si capirebbe perché le attrezzature dedicate al Paziente Traumatizzato abbiamo dei Minimi Requisiti per essere totalmente radio trasparenti; e perché molte aziende, realizzano a livello mondiale attrezzature con le caratteristiche descritte sopra.
Ogni macchina e ogni radiologo che si rispetti, deve avere la conoscenza che la taratura del “presidio+paziente”, richiede calibrazioni costanti sulle diverse densità, con la regolazione della “messa a fuoco ed esposizione”.
Un esempio: per una Tavola Spinale conforme, vengono identificati: 61 kV e 10 mAs con questi parametri, viene garantita un immagine nitida con un buon contrasto che vada a rendere le varie differenze di “aria” non compromettenti per il paziente.
Artefatti radiologici
Queste sfumature di tonalità in presidi conformi si trovano al di fuori delle strutture e distretti corporei importanti, perciò non compromettono la lettura medica del referto e non compromettono la possibilità di sviluppare una diagnosi.
“Con il termine artefatto vengono indicati quei disturbi dei segnali digitali, analogici o delle immagini, dovuti alla tecnica di acquisizione, di codifica o a diversi fenomeni interferenti che alterino il reale risultato finale del processo. In generale, un artefatto è qualsiasi fattore introdotto nella rappresentazione che non è o non era presente anche nell’oggetto in esame”.
Gli artefatti non sono in grado di mascherare le lesioni più importanti:
• Tutte le radiografie sono state refertate dal medico specialista radiologo con questa premessa:
“esame tecnicamente limitato a causa del decubito obbligato del paziente”, questa frase, dice tutto; il tutto in questo caso si espone mettendo in evidenza che “non si può muovere il paziente”. Questa frase ritorna all’etica e all’uso di presidi come la tavola a traumatca e la Tavola spinale, che sono state studiate per la “diagnostica di urgenza”.
Con il termine radio translucenza In radiodiagnosticaI materiali trasparenti sono limpidi, mentre quelli traslucenti non consentono di vedervi attraverso in modo chiaro.
Quando la luce incontra un materiale, può interagire con esso in modi differenti. Queste interazioni dipendono dalla natura della luce (la sua lunghezza d’onda, frequenza, energia, ecc.) e la natura del materiale. Le onde luminose interagiscono con un oggetto attraverso molti fenomeni; i più comuni sono assorbimento, riflessione, trasmissione, rifrazione, diffusione.I materiali che non consentono la trasmissione della luce sono detti opachi.
• Il decubito è obbligato poiché a causa della dinamica dell’incidente e della clinica, il medico di pronto soccorso ritiene necessario non rimuovere i dispositivi d’immobilizzazione.
Non sempre il medico è presente è quindi la non conoscenza specifica del settore permette ad altre figure professionali di non eseguire al meglio l’iter di lavoro.
Altre esigenze arrivano dal TC dove i dispositivi di mobilizzazione non creano artefatti ma eventuali parti metalliche vanno rimosse o come è successo per presidi di ultima generazione (15 anni) nella nostra esperienza in pronti soccorso evoluti e con figure tecniche specializzate per bypassare il decubito obbligato sul dispositivo, utilizziamo la tavola a traumatica, in questo modo vengo eliminate le energie distruttive al paziente. Questo innovativo presidio permette di essere comunque tolto sotto al paziente, senza causare movimenti pericolosi lasciando il rachide cervicale immobilizzato e totalmente radio translucenza
Esperienze personali
Con l’avvento della barella a traumatica abbiamo risolto due problemi fondamentali:
• In primis l’annoso problema del cambio delle spinali: “…la spinale bella, la spinale brutta, non è pulita abbastanza , il ferma capo non è il mio ecc…”(chi lavora in ambito extra o intra ospedaliero sa di cosa parliamo).
• In secondo luogo il paziente viene accolto su di una barella dove nonostante la posizione obbligata, la parte dorsale del corpo ha un decubito più naturale e comodo e la protezione dagli elementi climatici è garantita.
La formazione e’ stata molto importante, il confronto continuo con la radiologia, indispensabile!
E’ successo ancora che una a traumatica non posizionata correttamente abbia scatenato le ire del tecnico di radiologia.
A seguire elencheremo le situazioni in cui viene usata la barella a traumatica:
• poli trauma;
• trauma della colonna;
• sospetta frattura di femore ( se posizionata correttamente garantisce la radio trasparenza di almeno 2/3 del femore);
• pazienti con patologie di natura medica con grosse difficoltà di movimentazione ( dovute alla mole del paziente o a stati saporosi o di incoscienza) per la mobilizzazione in tac;
• ricoveri di pazienti nei reparti medici, chirurgici e ortopedici;
• soccorsi intra ospedalieri di pazienti che hanno subito traumi nelle aree comuni (competenza del pronto soccorso).
A conclusione, il nostro gruppo di lavoro ha da poco terminato per l’ Azienda Ospedaliera di Verona un corso di mobilizzazione e immobilizzazione di pazienti traumatizzati e non, che avrà varie edizioni e dove la a traumatica e’ la star!!
TC: è una applicazione dei raggi X che grazie a una valutazione statistica-matematica (computerizzata) dell’assorbimento di tali raggi da parte delle strutture corporee esaminate consente di ottenere sezioni assiali del corpo umano.
Numerosi sono i campi di applicazione di questo esame da un uso finalizzato alla valutazione diagnostica (in ambito oncologico, traumatologico, vascolare a tecnica di ausilio nelle procedure interventistiche